La fragilità nascosta delle donne

Da vari mesi ormai mi interesso a tutto quanto ruoti intorno al femminile, dalla ciclicità della donna, attraverso i quattro momenti del ciclo: la strega, la vergine, la madre e l’incantatrice, alla sindrome premestruale; dalla femminilità alle tende rosse.
A partire dall’inizio dell’anno ho cominciato a leggere qualunque cosa mi capitasse sul tema, poi ho participato a due tende rosse e ho cominciato a mia volta a fare da facilitatrice durante questi incontri di donne.
Ciò che emerge da queste esperienze mi colpisce profondamente e personalmente: quelle che si mostrano solitamente come donne forti, emancipate, organizzate e attive, portano dentro alla tenda rossa tutta la loro più grande fragilità.
Le vedo sorridere con gli occhi di una brillantezza bambina dopo una mezz’ora che si parla, si scherza, si piange e si ride, si mangia insieme sotto la tenda. La ragione è che si è insieme e si è simili, ma soprattutto non c’è nulla da dimostrare, possiamo essere tutte semplicemente come siamo.
Sembrerà banale, ma non lo è affatto. Al contrario, è piuttosto indicativo della realtà che vivono queste giovani donne.
Tra le altre cose, quello che mi ha maggiormente convinto a fare da facilitatrice è stata una richiesta, a tratti insistente, che veniva da molte donne intorno a me, di trovare l’occasione per avere momenti intimi di questo tipo.
Inizialmente sorpresa dalla presenza di un bisogno evidentemente urgente, mi sono chiesta da dove venisse questa loro esigenza.
La risposta è semplice: le situazioni in cui le donne si sentono libere di mostrare la propria fragilità sono rarissime.
Così alla fine di ogni tenda rossa faccio quasi fatica a fare andare via le participanti da casa mia e ogni volta, il giorno dopo, ricevo almeno un messaggio di ringraziamento per l’atmosfera, la condivisione, lo scambio che si è creato.
Un giorno una delle participanti mi ha scritto che eravamo come bambine, perdute e fragili, in un mondo molto più grande di noi, incapaci di affrontarlo.
Purtroppo credo che avesse completamente ragione. Allora mi rimbocco le maniche e, mentre ripenso a quella canzone di Fiorella Mannoia su quello che le donne non dicono, il lavoro continua…

Informazioni su chiara mazza

Classe '82, sono dottore di ricerca in linguistica, amo le lingue e i viaggi, la psicologia, le filosofie. Mi piacciono soprattutto le parole. E le storie fatte di parole. E i pezzi di parola che fanno le storie. E il parmigiano. A scaglie, con l'aceto balsamico sopra.

Un Commento

  1. Ho imparato col tempo come spesso dietro la loro facciata sicura e forte molte donne nascondano un’intrinseca insicurezza che le divora da dentro senza che loro lo diano a vedere. E’ bello che esistano iniziative come quelle di cui parli tu, per loro sara’ un po’ come sentirsi in una casa in cui entrano di nascosto ma in cui possono essere se stesse.

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  2. Federico Morbidelli

    Un’ iniziativa coraggiosa, non c’è che dire, pochi possiedono una tale sensibilità. Complimenti di cuore

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  3. RossaSciamana

    L’iniziativa è quella che io definisco come “inizio della Via Femminile Sciamanica” di riconoscimento di un se interiore, la società che viviamo ha uno stampo preciso di cui parlo spesso e che non cito qui, e le donne assumono spesso quello stampo specifico purtroppo perché è l’unico modello che vedono, liberarsene è anche riconoscere i propri lati fragili ma evitare che questi vengano manipolati da chi ha scopi negativi, siano infatti (per me) guerriere Amazzoni ma anche Gocce di Pioggia leggera, e questa apparente ambivalenza fa parte della nostra ciclicità. Le fragilità sono qualcosa che bisogna imparare a conoscere, qualcosa che può spingerci ad evolvere. Però non penso che l’aggressività per forza sia connessa con la fragilità, vi sono percorsi nei quali si sono scandagliate le fragilità personali, ma poi la donna mostra ugualmente la sua aggressività dopo e quindi non è strettamente connessa a cose “da superare” per così dire quanto più a riconoscere il Se Selvaggio in Lei (perdona la citazione della Estes ma credo sia appropriata). Ciao 🙂

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  4. Be’… l’agressività “sana” è presente sempre, in chiunque, ogniqualvolta si segua un desiderio spontaneamente e si vada ad “aggredire”, per così dire, il mondo per ottenere la soddisfazione di quel desiderio. È un po’ come mordere una mela senza sbucciarla: se non ci metti un po’ d’aggressività la buccia non cede… 😉

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  5. RossaSciamana

    Seguire un desiderio ma anche riconoscere se stess@, farlo anche quando c’è bisogno di difendersi. Purtroppo sappiamo quante poche donne disimparano ad auto difendersi e questa cosa diventa uno strumento in mano altrui. Grazie per le tue parole al mio commento, sono molto belle. Buon 25 Aprile.

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